"Mi auguro francamente che il cumulo di falsità sul mio conto, contenute nelle ultime dichiarazioni di Pasquale Zacheo, siano il prodotto del suo desiderio di vendetta perché, qualora così non fosse, crollerebbe in me anche la residua convinzione riguardo le sue decantate qualità investigative e competenze normative".
"E’ inverosimile il suo gridare allo scandalo per il semplice fatto che lo scrivente all’indomani delle elezioni, come espressamente previsto dalla legge, prima di insediarsi nella propria funzione amministrativa, abbia deciso a malincuore di recedere da un contenzioso attivato nei confronti del Comune alcuni anni orsono per l’annullamento di un’ordinanza contenete una pretesa ritenuta assolutamente infondata. La pretesa del pagamento di 3000 euro per l’utilizzo del teatro dell’Aquila nel maggio del 2004, nell’ambito della campagna elettorale per le elezioni provinciali. Una pretesa peraltro avanzata nei miei confronti a nove anni di distanza anziché nei confronti di colui, risulterebbe essere stato un esponente dell’attuale PD, che ne richiese l’utilizzo, in qualità di rappresentante di una delle sette liste che in quella occasione si presentarono a sostegno della mia candidatura. Visto che la legge prevede giustamente l’incompatibilità della contestuale posizione di “avversario” del Comune e di amministratore dello stesso, ho condiviso con quanti hanno sostenuto la mia candidatura, la scelta di far prevalere la responsabilità di assumere la funzione di consigliere alla quale sono stato chiamato, rispetto alla volontà di perseverare nella mia richiesta di giustizia. Ciò ha comportato la sottoscrizione di una accordo transattivo con il Comune e l’avvio del pagamento rateale del dovuto. Un accordo estremamente vantaggioso per l’Ente che a differenza del sottoscritto non ha sostenuto particolari spese legali, in quanto costituitosi in giudizio con un proprio dipendente e che, consapevole dei rischi di soccombenza per le negligenze contenute nel procedimento amministrativo impugnato, aveva proposto qualche mese orsono una composizione bonaria per qualche centinaia di euro. Qual è lo scandalo? Dove sarebbe il favore riservato dall’Amministrazione comunale al sottoscritto? Qual è la stranezza di una procedura che per sua natura si svolge proprio nel breve periodo che intercorre tra la proclamazione degli eletti e l’insediamento degli stessi? Come si fa ad assimilare, come fa Pasquale Zacheo gridando all’ipocrisia, questa banale e inconsistente situazione di incompatibilità, facilmente eliminabile, con il contenzioso attualmente in essere tra il Comune ed un capolista di una delle liste che lo hanno sostenuto, per un presunto danno di ben 12 milioni di euro nei confronti dell’Asite? Una incompatibilità che laddove tale candidato fosse stato eletto sarebbe stata assolutamente ineliminabile con il pagamento dell’intera somma, come avvenuto nel mio caso. E’ chiaro ed evidente quindi che il polverone che Zacheo, seguito da PD, ha tentato di sollevare ha il solo scopo di tentare di screditare il sottoscritto e, come da me affermato in Consiglio, assomiglia molto alla “vicenda Mesiano”. Mesiano è quel Magistrato, integerrimo ed inattaccabile, che avendo assunto una decisione sfavorevole nei confronti di Berlusconi riguardo il lodo Mondadori, fu fatto oggetto, nel tentativo di screditarlo, di scherno da parte dei potenti mezzi di comunicazione di proprietà del cavaliere per i calzini turchesi che spuntavano dai suoi pantaloni. Ecco, la vicenda della mia presunta incompatibilità sollevata con tanto clamore da Pasquale Zacheo ricorda molto quella dei calzini turchesi del giudice Mesiano".
Redazione
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